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L’Italia ha il primo “Piano del Mare”. Intervista a Giuseppe Cavuoti.

Il nostro Paese si è finalmente dotato di un’unica regia per coordinare le politiche del mare, con l’obiettivo di promuovere la crescita economica sostenibile e consolidare il suo ruolo di protagonista nel “Mediterraneo allargato”.

A fine luglio è stato approvato il Piano del Mare Nazionale che avrà validità nel triennio 2023-25. Il Piano è stato approvato dal CIPOM (Comitato interministeriale per le politiche del mare), istituito dall’art. 12 del Decreto-legge n. 173/2022, convertito in Legge n. 204 del 16 dicembre 2022.

Abbiamo parlato del nuovo Piano del Mare con Giuseppe Cavuoti, già of Counsel di GPD ed ora Dirigente della Struttura di Missione per le Politiche del mare presso la Presidenza del Consiglio dei ministri. Oltre alla vasta conoscenza del Diritto della Navigazione, Cavuoti è stato anche l’ideatore e promotore di un gruppo di lavoro multidisciplinare, ampio e articolato con soggetti pubblici e privati a carattere permanente di livello nazionale sulle Politiche del Mare che ha contribuito ad interrompere quel processo di “demarittimizzazione” del nostro Paese, che pareva inarrestabile.

“Il nuovo Piano del Mare rappresenta una svolta fondamentale per la gestione delle risorse marine e la promozione della blue economy italiana”, afferma con grande convinzione Cavuoti. “Finalmente, l’Italia ha una cabina di regia unica, il cui settore di interesse è un complesso di competenze diffuse tra diversi Ministeri, che occorre riportare ad un unicum, operando fin da subito in modo interdisciplinare, al fine di cercare una coerenza nella pianificazione”.

Un grande passo avanti, se di considera che le politiche per il mare in Italia sono storicamente caratterizzate da grande frammentazione e disorganicità. “Questo approccio ha generato una mancanza di coordinamento nelle decisioni che riguardavano il mare” sottolinea Cavuoti. “L’introduzione del Comitato Interministeriale per le Politiche del Mare (CIPOM) è stata la prima risposta del Governo, alla quale è seguita poi l’elaborazione del Piano del Mare che consente al nostro Paese di compiere un passo decisivo verso una gestione integrata e programmata delle risorse del mare”.

Il Piano del Mare si propone l’obiettivo di “affermare e rafforzare l’azione unitaria dello Stato sul mare”, sottolinea Cavuoti. Questa visione implica il coordinamento delle competenze e delle esperienze degli stakeholder della blue economy per garantire una pianificazione coerente, sostenibile e orientata alla competitività.

Il Piano prevede indirizzi strategici su sedici direttrici fondamentali che comprendono i porti, le rotte commerciali e gli spazi marittimi, lo sfruttamento energetico, le politiche ecologiche e le aree marine protette, l’industria, il turismo e la pesca. Per ciascuna direttrice sono state identificate le principali criticità emerse nella fase istruttoria, insieme alle possibili soluzioni per superarle. Il tutto è finalizzato al bilanciamento e al coordinamento dei diversi settori, garantendo che lo sviluppo di uno non comprometta l’altro, ma, al contrario, li integri e completi reciprocamente.

Per raccogliere tutte le voci in causa, la redazione del Piano del Mare ha previsto 83 audizioni che hanno coinvolto oltre 190 portatori di interessi, riuniti insieme alle amministrazioni responsabili delle decisioni, con un confronto basato su rigore, trasparenza e inclusività.

Guardando al futuro, Cavuoti esprime fiducia nel ruolo che il CIPOM potrà ricoprire nel promuovere una politica marittima coordinata, integrata e programmata. “Per riscoprire la nostra vocazione marittima occorre che il Comitato abbia come obiettivo un approccio estensivo, forse anche visionario, nell’approfondire non solo le questioni interne e quotidiane, ma soprattutto nel sapersi connettere con i temi relativi al posizionamento del nostro Paese nell’area mediterranea, facendosi anche promotore di una nuova cultura del mare”. I benefici di questo cambio di passo saranno tangibili come spinta per il miglioramento delle relazioni internazionali e del commercio, dei trasporti e della sicurezza della navigazione, della politica energetica e militare, ma anche per un adeguamento più omogeneo e coordinato alle politiche e direttive europee.